I terrorismi nella storia dell`Italia repubblicana

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Transcript I terrorismi nella storia dell`Italia repubblicana

I terrorismi
nella storia
dell’Italia
repubblicana
Storie dell’altro ieri,
eppure…
Stiamo parlando di un “altro” mondo, dove

Pc
sta per “Partito comunista”

Sim
vuol dire
“Stato imperialista delle multinazionali”
Il cellulare
è un automezzo delle forze dell’ordine

Violenza politica


Storicamente, l’uso della violenza politica è una
caratteristica dei periodi di aspre conflittualità
sociali, politiche ed economiche
Nelle società democratiche, la lotta violenta tra
diversi gruppi sociali e/o politici è teoricamente
esclusa: solo lo Stato esercita il monopolio
dell’uso legittimo della violenza
Esiste una violenza
“di Stato”?

intervento diretto e repressivo dell’esercito
o delle forze dell’ordine
(Milano 1898, Genova 1960 e 2001…)

uso di una manovalanza fiancheggiatrice
o tollerata
(squadrismo fascista, criminalità comune,
mafia…)
Violenza politica
nell’Italia repubblicana


dal 1946 al 1971, durante scontri di
piazza, vi sono 133 morti tra i manifestanti
e 14 tra le forze di polizia
1969-1987: 14.591 atti di violenza con
motivazione politica provocano 491 morti
e 1.181 feriti
Il contesto



Economico: ricostruzione, boom, crisi petrolifera
dei primi anni ’70 …
Sociale: emigrazione ed inurbamento
(campagna  città; Est  Ovest; Sud 
Nord); nascita delle metropoli, scolarizzazione
di massa …
Politico: guerra fredda, centralità della Dc,
ascesa elettorale del Pci, ’68, autunno caldo …
I partiti di massa



Democrazia
cristiana (Dc)
Partito comunista
italiano (Pci)
Partito socialista
italiano (Psi)
I partiti “laici”

Partito repubblicano italiano (Pri)

Partito liberale italiano (Pli)

Partito socialdemocratico italiano (Psdi)
La destra


Nonostante la XII
“Disposizione transitoria e
finale” della
Costituzione…
Movimento
sociale italiano
(Msi)
I governi in Italia






Unità nazionale: 1945- 1947
Il “centrismo”: 1947-1963
Il “centro-sinistra”: 1963-1968
Il “centrismo”: 1968-1976
Solidarietà nazionale: 1976-1978
Pentapartito: 1978-1992
La “dottrina Truman”

Nel marzo 1947 gli Usa
indicano la lotta contro
l’espansione del
comunismo come
priorità assoluta:
si impegnano a
sostenere militarmente e
finanziariamente i paesi
dell’Europa e del mondo
occidentale
L’Italia: una “tragica frontiera”



era il paese dell'Occidente più vicino al
confine orientale
il principale partito di opposizione, il P.C.I.,
era legato al modello sovietico
la presenza del Vaticano nel territorio
italiano rendeva in qualche modo sacrale il
confine Est - Ovest.
L’Italia: una “tragica frontiera”


la posizione specifica dell'Italia nel
Mediterraneo si faceva attraversare da un
ulteriore confine, che era il confine Nord Sud del mondo
La nostra politica estera nei confronti dei
Paesi arabi e dei Paesi nord - africani si è
sempre posta all'estremo limite di
compatibilità con l'alleanza occidentale
L’Italia: una “tragica frontiera”
Una frontiera passava profondamente anche al
nostro interno
 Le forze che si erano impegnate nella Resistenza
e che, finita la guerra, avevano scritto insieme la
Costituzione, subito dopo si trovarono infatti su
fronti ideologicamente e politicamente opposti:
- da un lato, la DC e i partiti alleati
- dall'altro, soprattutto il PCI con i suoi legami
con l’Urss, cioè con il “nemico”

L’Italia: una “tragica frontiera”
Noi abbiamo avuto nella storia del mondo
una posizione delicatissima, che
indubbiamente ha contribuito a creare le
tensioni interne, che rimasero a lungo
quiescenti negli anni Cinquanta e
Sessanta, ma che poi, nello scontro
sociale che si attivò verso la fine degli anni
Sessanta, esplosero nel Terrorismo e nelle
stragi degli anni Settanta e degli anni
Ottanta
G. Pellegrino
Una sovranità limitata


Conventio ad excludendum: il Pci non può e
“non deve” assumere responsabilità di governo
Una parte della classe dirigente italiana si
caratterizza per una “doppia lealtà”: alla
Costituzione e all’Alleanza atlantica (NATO)
R. De Felice

Vi sono decisioni sottratte alla procedura
democratica, al di là della Costituzione formale
N. Bobbio
Strategia della tensione
Per contrastare l’ascesa del Pci e stabilizzare
in senso moderato il quadro politico:
 Accordi bilaterali tra i servizi segreti Usa e quelli
italiani per creare strutture paramilitari
“parallele” (Gladio)
 Tentativo o minaccia di instaurare un regime
militare sul modello iberico, greco o turco
 Attraverso infiltrazioni, favorire lo sviluppo di
opposti terrorismi
Terrorismi:
“il nero”




1969-1975: prevalenza assoluta della
presenza dei gruppi di estrema destra
negli episodi di violenza politica
il 95% dei casi dal 1969 al 1973
l’85% nel 1974
il 78% nel 1975
Terrorismi:
“il rosso”



A partire dal il 1975 la maggior parte
degli episodi di violenza politica è
attribuibile a gruppi dell’estrema sinistra
1976-1979: rapida crescita di tutte le
forme di violenza politica
1980-1982: drastica flessione
Il terrorismo
neofascista
Ordine Nuovo (1956)
P. Rauti, F. Freda, G. Ventura
Avanguardia nazionale (1960)
S. Delle Chiaie
Reclutamento di militanti
decisi all’azione
Collegamento con Gladio, settori delle
forze armate e dei Servizi segreti
(Convegno dell’Istituto Pollio, del 1965,
in cui si teorizza anche l’eventualità
di un colpo di Stato in Italia)
Il terrorismo
neofascista
1969-1974: lo stragismo
Connivenze con apparati “deviati” dello Stato
(appoggi logistici e depistaggi)
Obiettivo eversivo:
1.
Fermare le lotte sociali
2.
Colpire nel mucchio, indistintamente
3.
Produrre panico generalizzato
4.
Delegittimare gli istituti democratici
5.
Favorire soluzioni autoritarie
Lo “Stragismo” neofascista
12 dicembre
1969:
Milano
piazza Fontana
16 morti
88 feriti
Lo “Stragismo” neofascista
28 maggio
1974:
Brescia
piazza
della Loggia
7 morti
94 feriti
Lo “Stragismo” neofascista
4 agosto 1974:
Appennino
tosco-emiliano:
treno Italicus
12 morti
44 feriti
Il terrorismo
neofascista





1975-1980: svolta “spontaneista”
Nuclei armati rivoluzionari, Terza posizione
Omicidi politici, rapine, violenze soprattutto a
Roma e in Veneto
Osmosi di militanti tra le organizzazioni
Attenzione alle fasce di emarginazione sociale
Sovrapposizione con criminalità organizzata e
delinquenza comune (banda della Magliana)
La strage di Bologna
2 agosto 1980:
stazione
di Bologna
85 morti
200 feriti
Il terrorismo
neofascista

1.
2.
3.
Anni Ottanta:
attentati e azioni di matrice razzista
infiltrazioni tra gli ultras
Skinheads, rete europea
’68 e lotta armata


Per molti protagonisti delle lotte sociali e
politiche del ’68, la classe dirigente italiana e la
sinistra storica sono in crisi ed esiste in Italia
una disponibilità reale di studenti ed operai a
fare la rivoluzione
1-4 novembre 1969: a Chiavari in un convegno
del Collettivo politico metropolitano si discute
per la prima volta di lotta armata
La sinistra
extra-parlamentare






fortemente critica verso il Pci
ideologia marxista-leninista
estrema frammentazione
forte polemica verso l’esterno
forti divisioni interne
autoreferenzialità
La sinistra
extra-parlamentare
una minoranza rumorosa
attiva e militante


Nei primi anni ‘70 solo il 22% circa dei
giovani si considera politicizzato
il 3-5% si dichiara esplicitamente vicino
alle posizioni della cosiddetta “sinistra
rivoluzionaria”
La paura del golpe
«La minaccia del golpe autoritario negli anni
tra il 1965 e il 1970 è più forte, più reale
che il suo opposto, la rivoluzione proletaria.
La preoccupazione è diffusa in tutta
la sinistra…»
G. Bocca
Il piano “Solo”
Estate 1964:
Gen. Giovanni De Lorenzo
comandante Carabinieri
Pressione contro il programma
“troppo riformista” del primo
governo di centro-sinistra
guidato da Aldo Moro
Per maggiori dettagli
Il Golpe Borghese


Avanguardia Nazionale si mette a
disposizione del Fronte nazionale di
J.Valerio Borghese
Un gruppo di industriali genovesi
(Piaggio) aderisce al
“comitato di salute pubblica”
Il piano prevede:
1.
Occupazione di ministeri, della Rai, delle
telecomunicazioni
2.
Arresto del Presidente della Repubblica e
di membri dell’opposizione
3.
Eliminazione del capo della polizia da
parte della mafia
4.
Appello alle forze armate
Il Golpe Borghese
7-8 dicembre 1970: il piano viene avviato:

Prese armi da un deposito del Viminale

Una colonna armata avanza da Rieti verso Roma guidata da un ex
ufficiale della Rsi

L’ambasciata Usa di Roma è a conoscenza del piano ed ha
informato Nixon

la Cia usa come agente Otto Skorzeny, ed è favorevole ad una
soluzione presidenziale, con a capo un esponente politico di primo
piano della destra Dc (ANDREOTTI, si saprà nel 2009)

Giunge l’ordine di fermarsi: gli Usa non ritengono opportuno che
si proceda

Le armi vengono riportate in deposito
Il Golpe “bianco”
agosto 1974: golpe “bianco”
di Edgardo Sogno, che conta
da molti anni su finanziamenti
di grandi gruppi industriali
1.
2.
Con l’appoggio del Presidente della
repubblica Leone, scioglimento delle
Camere
Creazione di un governo di tecnici,
forte, nettamente spostato a destra
Per maggiori dettagli
La P2
Nei tentativi di Borghese e Sogno
sono coinvolti esponenti di primo piano
della P2, che elabora
un “piano di rinascita democratica”:
 controllo dell’informazione
 ridimensionamento e svuotamento delle
istituzioni democratiche
 svolta autoritaria di stampo
presidenzialista
L’altro 11 settembre (1973):
il golpe in Cile
Cile e Italia



Il golpe è un rischio reale: il Pci lancia la
strategia del compromesso storico
Si radicalizza il contrasto con la sinistra
extra-parlamentare
Per alcune frange dei movimenti, l’ipotesi
della lotta armata diventa un’opzione
difensiva e/o preventiva
Il terrorismo di sinistra

1.
2.
3.
4.
Modelli e miti di riferimento
La “resistenza tradita”
La centralità della classe operaia
Situazione internazionale: lotte
anticoloniali, Vietnam, rivolte nei ghetti
neri, Olp
Guerriglia urbana: la città «cuore» e
«punto più debole del sistema»
Il terrorismo di sinistra


Autolegittimazione: i primi gruppi terroristici si
accreditano un ruolo di avanguardia rivoluzionaria
Tragico errore di valutazione: confondono la crisi
«istituzionale e sociale esplosa alla fine del
centro-sinistra con una situazione
prerivoluzionaria, in una […] analisi
essenzialmente “nordista” e “operaista” che
sottovaluta in modo clamoroso il peso dell’Italia
meridionale come dell’Italia cattolica e contadina»
N. Tranfaglia
Il terrorismo di sinistra



Colpisce i simboli del potere: membri di
istituzioni, forze dell’ordine, organizzazioni
economiche e sociali (dirigenti industriali,
magistrati, giornalisti…)
Modello organizzativo leninista: il gruppo
prevale sull’individuo
Linguaggio estremamente ideologico:
incapacità di “comunicare”
Le Brigate rosse

1.
2.
3.
Le Br nascono nella primavera
del 1970 a Milano: tre fasi
principali
La propaganda armata (1970-1974)
L’attacco al cuore dello Stato (19741980)
La divisione e la dissoluzione
(1981-1988)
Le Brigate rosse


Il nome si richiama alla tradizione
comunista e alla Resistenza
Il simbolo ai Tupamaros
I capi storici
L’inizio



Le prime azioni brigatiste spesso non sono
percepite come criminali, ma come forme
“alternative” di lotta sociale
Dal 1972 le Br si strutturano in colonne,
prima nelle città industriali del nord, poi a Roma
17 giugno 1974. Primo fatto di sangue delle Br:
l’uccisione di due militanti del Msi a Padova
durante un incursione nella sede di quel partito
Il 1974: l’anno della svolta

Si chiude la stagione delle bombe:



Si manifestano i primi segnali del terrorismo
rosso:


28 maggio: strage di Piazza della Loggia a Brescia
4 agosto: strage del treno “Italicus” sull’Appennino
tosco-emiliano
18 aprile: sequestro Sossi
E’ anche l’anno del referendum sul divorzio,
con la vittoria del fronte laico e progressista
Il sequestro Sossi



18 aprile 1974: a Genova le
Br sequestrano il magistrato
Mario Sossi
Chiedono la liberazione di
alcuni detenuti
L’ostaggio viene liberato
senza contropartite il 23
maggio
Le Br in Piemonte
Dall’autunno del 1973
il generale dei carabinieri
Carlo Alberto Dalla
Chiesa crea
e guida una
speciale struttura
antiterrorismo che
ha sede a Torino
Biografia
Le Br in Piemonte
8 settembre 1974:
arresto a Pinerolo di
Curcio e Franceschini
grazie all’azione
di informatori della
polizia infiltrati
nell’organizzazione
(Silvano Girotto)
Le Br in Piemonte
4 giugno 1975: sequestro a
Canelli dell’industriale
Vittorio Vallarino Gancia.
L’operazione di
autofinanziamento termina
nell’Acquese con la
liberazione dell’ostaggio
e la morte di
Margherita “Mara” Cagol
(il 5 giugno)
Le Br: dalla possibile
smobilitazione al rilancio
Estate 1975:
 restano liberi Moretti ed una quindicina di brigatisti



la struttura di Dalla Chiesa viene sciolta
17 maggio 1976 apertura
a Torino del primo
processo contro 23 imputati
di appartenenza alle Br
Le Br si riorganizzano
La
solidarietà
nazionale
Elezioni del
20 giugno 1976:
il Pci di Berlinguer,
al culmine della propria
ascesa elettorale (34,4%),
cerca un’alleanza
politica con la Dc
di Moro,
di Andreotti e Cossiga
Per maggiori dettagli
DIASPORA DEI MOVIMENTI
E RADICALIZZAZIONE DEL
CONFLITTO



Progressivo scemare dell’ondata di mobilitazione
sociale degli anni precedenti
Diaspora individuale e disperata verso la lotta
armata da parte di schegge impazzite in uscita
dai gruppi e dall’area dell’Autonomia operaia
Ne sono protagonisti spesso coloro che hanno
un’esperienza anche fisica dello scontro di
piazza, che hanno fatto parte dei servizi d’ordine
Prima linea
Nasce nel settembre 1976,
si differenzia dalle Brigate Rosse per:
 assenza di compartimentazione:
non rigida divisione dei ruoli
 rifiuto della clandestinità per
mantenere una presenza nei luoghi
di lavoro e nei movimenti della
sinistra extraparlamentare
 l’azione è fondamentale, senza una
chiara elaborazione ideologica
Anni di piombo
(1977-1979)
I capi ed i fondatori non vengono fermati




Prima linea a Torino:
29 novembre 1976: assalto all’associazione
dirigenti Fiat di via Carlo Alberto
4 gennaio 1977: assalto alla sede dell’Api, in
corso Galileo Ferraris
12 marzo 1977 assassinio dell’agente della
Digos, Giuseppe Ciotta
Anni di piombo
28 aprile 1977:
viene ucciso
a Torino dalle Br
l’avv. Fulvio Croce,
presidente dell’ordine
degli avvocati
Anni di piombo:
una violenza diffusa

Attentati, omicidi, “gambizzazioni”
si susseguono e si “sovrappongono”
cronologicamente agli scontri e
disordini che scoppiano ai margini
delle manifestazioni di piazza, in un
clima crescente di diffusa violenza
quotidiana
1977
Manifestazione
del 1974
14
maggio
1977
14
maggio
1977
Una violenza diffusa
11 marzo 1977: a Bologna
viene ucciso dalla polizia durante
una manifestazione lo studente
di sinistra Francesco Lorusso
12 maggio 1977: a Roma
viene uccisa dalla polizia durante
una manifestazione del partito
radicale la studentessa
Giorgiana Masi
Una violenza diffusa
30 settembre 1977: a Roma
viene ucciso lo studente di sinistra
Walter Rossi
Primo ottobre 1977: a Torino
Roberto Crescenzo muore nel
rogo del bar Angelo Azzurro
28 novembre 1977: a Bari
viene ucciso lo studente
di sinistra Benedetto Petrone
Anni di piombo
29 novembre 1977:
muore a Torino
il giornalista
Carlo Casalegno,
ferito 13 giorni
prima dalla Br
Lo Stato risponde


Già nel maggio del 1975 il Parlamento aveva
approvato la Legge Reale, che accresceva il
potere e la discrezionalità delle forze dell’ordine
(per es. nell’uso delle armi)
Dal 1975 al 1989 le vittime “collegate” alla sua
applicazione sono 625 (254 morti e 371 feriti)
Dal libro bianco “Associazione Luca Rossi” (1986)

Maggio 1977: un decreto ministeriale istituisce le
carceri speciali (Asinara, Trani…). Nel luglio vi
vengono trasferiti alcune centinaia di detenuti
per motivi politici.
L’azione delle forze dell’ordine segue
talvolta logiche “parallele”:
«…quello che feci io quando ero
Ministro degli Interni:…infiltrare il
movimento con agenti provocatori
pronti a tutto, e lasciare che per una
decina di giorni i manifestanti
devastino i negozi, diano fuoco alle
macchine … Dopo di che, forti del
consenso popolare, il suono delle
ambulanze dovrà sovrastare quello
delle auto di polizia e carabinieri…»
Francesco Cossiga, 23 ottobre 2008
Difendere le istituzioni



Il Pci e il sindacato chiamano “il movimento
operaio e le sue organizzazioni” a difesa delle
istituzioni democratiche, “nate dalla Resistenza”
Critiche da sinistra: difendere “quale” Stato?
Quello previsto dalla Costituzione o quello
colluso con l’eversione neofascista?
Non esiste però spazio politico e culturale per
una terza via: “O con lo Stato o con le Br”
La società reagisce


Dopo la morte di Casalegno appello degli
intellettuali torinesi contro la violenza
terroristica
Firmano, tra gli altri: Bobbio, Bollati, Calvino,
Castronovo, Galante Garrone, Gallino,
Guarnieri, Levi, Mila, Missiroli, Monti Sturani,
Mussa Ivaldi, Ricca, Spriano, Viola, Vivanti
La società reagisce
Nel febbraio 1978
viene lanciata una
petizione popolare
affinché venga svolto
il processo alle Br.
Vengono raccolte
300.000 firme
Attacco al cuore dello Stato



Gennaio 1978: sciolto l’ispettorato antiterrorismo
Febbraio 1978: le Br annunciano un salto di
qualità nella loro strategia di azione: inizia
l’attacco al “cuore dello Stato”
10 marzo 1978: Prima Linea uccide a Torino il
maresciallo di Ps Rosario Berardi. La telefonata
di rivendicazione parte da casa Donat-Cattin
Il sequestro Moro
16 marzo 1978, ore 9
Le Br rapiscono in via Fani, a Roma,
il presidente della Dc Aldo Moro mentre
si reca in Parlamento per il dibattito sulla
fiducia al governo Andreotti, che vede,
per la prima volta dal dopoguerra,
l’appoggio del Pci.
I cinque uomini della scorta
vengono uccisi
Trattare con le Br?


Pci e Dc sostengono la “linea della fermezza”
La morte di Moro poteva essere “funzionale” agli
interessi di Usa, Urss e settori deviati dello Stato,
soprattutto dopo la lettera dello stesso Moro a
Cossiga (che doveva rimanere segreta e che
invece fu fatta pervenire ai giornali il 29 marzo
1978)
Trattare con le Br?
“In verità siamo tutti noi del gruppo dirigente che siamo
chiamati in causa ed è il nostro operato collettivo che è
sotto accusa e di cui devo rispondere (…) Entra in gioco
(…) la ragione di Stato (che) nel mio caso significa (…)
che io mi trovo sotto un dominio pieno e incontrollato,
sottoposto ad un processo popolare che può essere
opportunamente graduato, che sono in questo stato
avendo tutte le conoscenze e sensibilità che derivano
dalla lunga esperienza, con il rischio di essere chiamato
o indotto a parlare in maniera che potrebbe essere
sgradevole e pericolosa in determinate situazioni. (…) Il
sacrificio degli innocenti in nome di un astratto principio
di legalità, mentre un indiscutibile stato di necessità
dovrebbe indurre a salvarli, è inammissibile”
(A. Moro)
I molti misteri del caso Moro





Via Fani (agente Sismi –
killer - moto)
Il “covo” di via Gradoli e
la seduta spiritica
7° comunicato con il
falso annuncio della
morte di Moro
Il Memoriale di Moro
…
9 maggio 1978
ll ritrovamento del corpo in via Caetani
Il sequestro Moro
segna il punto più alto
dell’attacco al
“cuore dello Stato”
ma anche l’inizio della
fine delle Br e del
terrorismo rosso
LA FINE:
contro la classe operaia
24 gennaio 1979:
a Genova le Br uccidono
l’operaio Italsider e
sindacalista della Cgil
Guido Rossa.
Ha denunciato un
operaio che ha lasciato
in fabbrica volantini Br
Anni ’80:
un “altro mondo”
Muta radicalmente il contesto sociale, economico
e politico:
 Crollo della mobilitazione politica di piazza
 Riflusso, ritorno al privato, diffusione dell’eroina
 Progressiva perdita di consensi elettorali del Pci
 Profonda trasformazione in atto nelle relazioni
sindacali (Fiat, autunno 1980)
 Reagan e Thatcher; Solidarnosc e Woytila
 Craxi e craxismo
La fine: i pentiti



19 febbraio 1980: arresto di
Patrizio Peci e Rocco Micaletto
a Torino
Due mesi dopo Peci inizia a
collaborare con gli inquirenti.
E’ il primo pentito delle Br
29 aprile 1980: arresto di
Roberto Sandalo, che inizia a
collaborare con la giustizia
La fine: carceri speciali,
dissociazione, autocritica



Gran parte dei terroristi rossi della prima e
seconda generazione è detenuta
in carceri speciali
Le rivelazioni dei pentiti consentono
di smantellare le organizzazioni
I dissociati avviano un percorso di revisione
autocritica della loro esperienza
Capire gli anni di piombo
 7.000
persone dall’inizio degli anni
‘70 alla fine degli anni ‘80 sono
state imputate in processi per
“associazione sovversiva”, “banda
armata” e “insurrezione contro lo
Stato”
Capire gli anni di piombo
Centinaia di vite spezzate
Migliaia di vite sospese
Molti protagonisti espatriati
(Francia, Sud America)
per sfuggire alla giustizia
Capire gli anni di piombo


Profondo rispetto per le vittime e i
loro familiari
Interviste e autobiografie dei
protagonisti degli anni di piombo
rappresentano però fonti storiche di
primaria importanza
Capire gli anni di piombo


Come lo sarebbero le carte riservate
prodotte da apparati dello Stato e servizi
segreti, italiani e non, che si sono occupati
di lotta ai terrorismi
Se fossero consultabili, alcuni dei misteri
irrisolti della storia italiana troverebbero,
forse, qualche risposta
Una Commissione per la Verità
e la Riconciliazione?




Proposta anche da Giovanni Moro, figlio di Aldo:
“verità, in cambio di impunità giudiziaria”
Composta di personalità indipendenti: giuristi,
storici e politici che diano garanzia di
indipendenza di giudizio
Dotata dei poteri di autorità giudiziaria che le
permettano di raccogliere testimonianze e
confessioni senza conseguenze penali
Alla fine potrebbe risultare una storia di quegli
anni meno “indegna” di quanto si possa pensare
Per approfondire











N. Tranfaglia, Un capitolo del “doppio stato” , in Storia
dell’Italia repubblicana, vol. II, t. 2, Einaudi
S. Zavoli, La notte della Repubblica, Nuova Eri
G. Fasanella, C. Sesteri, G. Pellegrino, Segreto di Stato,
Einaudi
N. Rao, La fiamma e la celtica, Sperling & Kupfer
M. Moretti, R. Rossanda, Br: una storia italiana, Baldini e
Castoldi
G. De Lutiis, Il Golpe di via Fani, Sperling & Kupfer
L. Rastello, Piove all’insù, Bollati Boringhieri
D. Morgante, La compagna P 38, Newton Compton
G. De Cataldo, Romanzo criminale, Einaudi
www.brigaterosse.org
www.misteriditalia.it
N.a.r. (Nuclei Armati Rivoluzionari)




Dirigenti: Giuseppe Valerio (detto "Giusva") Fioravanti,
Dario Pedretti, Cristiano Fioravanti, Alessandro Alibrandi,
Francesca Mambro.
La tradizionale preminenza dell'azione sul pensiero tipico
della tradizione fascista, trovò in questa organizzazione,
la sua applicazione estrema, negli anni che vanno dal
1978 al 1981.
Attivi in pestaggi e scontri fisici con oppositori politici,
ma già dal suo nascere non intendevano caratterizzarsi
come una specifica formazione politica, quanto piuttosto
mettere a disposizione di tutta l'area della destra una
sorta di parola d'ordine con cui attestare, attraverso i
fatti, la condivisione del progetto complessivo
L'organizzazione e l'esecuzione di molti dei colpi avvicinò
stabilmente - e per alcuni irreversibilmente - i ragazzi dei
N.A.R alla criminalità organizzata del gruppo che
successivamente verrà indicato come Banda della
Magliana
GLADIO


Gladio è il nome di
un'organizzazione clandestina di tipo
"stay-behind" ("stare dietro le linee
nemiche") promossa dalla NATO per
contrastare un'eventuale invasione
sovietica dell'Europa occidentale.
Durante la guerra fredda, quasi tutti i
paesi dell'Europa occidentale
organizzarono reti stay-behind sotto
controllo NATO.
GLADIO

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L'esistenza di una Gladio italiana fu
riconosciuta dal presidente del Consiglio
Giulio Andreotti nel 1990, che parlò di una
"struttura di informazione, risposta e
salvaguardia".
L'esistenza di queste forze militari NATO
clandestine rimase un segreto strettamente
sorvegliato durante tutta la guerra fredda
fino al 1990. Dell'esistenza di GLADIO
dovevano (avrebbero dovuto?) essere
informati i vertici politici del paese,
Presidente della Repubblica, Presidente del
Consiglio, Ministro della Difesa, come pure i
vertici militari
Anche sulla completezza degli elenchi dei
“gladiatori” ci sono molti dubbi
Il Convegno dell’Istituto Pollio
(3-5 maggio 1965)
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Il convegno è organizzato dall'Istituto Alberto Pollio per
gli Affari Strategici, un organismo privato costituito nel
1964 in ambienti vicini allo Stato Maggiore della Difesa
per iniziativa di due giornalisti di estrema destra, Enrico
De Boccard e Gianfranco Finaldi, subito affiancati da un
terzo, Edgardo Beltrametti (stretto collaboratore del
Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Giuseppe
Aloja).
Il convegno ha come tema «La Guerra Rivoluzionaria».
L'incontro parte dalla constatazione dell'espansione
comunista nel mondo occidentale - e in Italia in
particolare - e si propone di attuare uno studio analitico
della tecnica e della metodologia adoperata dal
comunismo per la conquista dello Stato.
Il Convegno dell’Istituto Pollio
(3-5 maggio 1965)
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Per rispondere a questo attacco, i metodi istituzionali e democratici
di lotta politica vengono considerati inadeguati. Ci si può opporre
all'avanzata comunista soltanto agendo sullo stesso terreno del
nemico, ovvero mettendo in atto una vera e propria guerra
controrivoluzionaria, alla cui organizzazione il convegno è volto.
Viene esplicitamente teorizzata la prospettiva di controguerriglia e la
necessità di agire spregiudicatamente, anche a costo di ricorrere
apertamente alla violenza politica.
Il convegno all'Istituto Pollio, anche se non può essere considerata
la sede in cui viene progettata e pianificata la strategia della
tensione (anche perché non è certo una riunione pubblica il luogo
più adatto a compiti del genere), rappresenta uno dei pochi incontri
ufficiali di confronto tra esponenti qualificati di quegli ambienti la cui
ostilità all'evoluzione politica in corso si spingeva fino ad invocare un
intervento militare. Inoltre l'incontro mette in luce la vicinanza del
pensiero strategico della destra radicale con quello delle alte
gerarchie militari.
Il golpe in Cile
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Nel 1970 il socialista Salvador Allende vince le
elezioni.
La sua politica danneggia gli interessi delle
multinazionali (rame e altri minerali) e allarma
gli USA per le riforme di stampo socialista
11-9-1973: il generale Augusto Pinochet,
appoggiato dalla CIA, rovescia il governo con un
colpo di Stato militare. Lo stesso Allende muore
nella difesa del palazzo presidenziale
Pinochet instaura una dittatura che durerà fino
al 1988
Il “Piano Solo”
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Il Piano Solo e la figura del gen. De Lorenzo sono l’emblema del potere di condizionamento
che, per lunghi anni, i servizi segreti in particolare e, più in generale, i corpi armati dello
stato hanno esercitato sulla fragilità della politica italiana.
E’ solo nel 1967 che, grazie ad un’inchiesta condotta dal settimanale L’Espresso, viene alla
luce quel rumore di sciabole che nell’estate del 1964 riuscì a bloccare il progetto di
profonde riforme strutturali avviato con il primo esperimento italiano di governo di centrosinistra.
Alla base di tutto una pianificazione militare che doveva essere attuata "solo dai carabinieri"
(da qui il nome di Piano Solo), comandati dal gen. Giovanni De Lorenzo, che tra il 1955 e
il 1962 era stato ai vertici del SIFAR, il servizio segreto delle Forze Armate.
Un piano che prevedeva l’arresto e la deportazione di uomini politici di sinistra e sindacalisti,
l’occupazione delle prefetture, di sedi di partito, della RAI, delle redazioni di alcuni giornali, oltre
che l’acquisizione del potere da parte dei militari. Se attuato, il Piano Solo avrebbe condotto ad
un vero colpo di stato.
Tutto comincia il 26 giugno del 1964 quando, dopo sei mesi di difficile coabitazione, va in
pezzi il primo governo organico di centro-sinistra formato cioè da democristiani,
socialisti, socialdemocratici e repubblicani e presieduto da Aldo Moro.
Il 3 luglio, privo di alternativa, se non il ricorso alle elezioni che sarebbero state
sfavorevoli alla DC, il capo dello stato, Antonio Segni, assegna un nuovo incarico allo
stesso Moro: suo compito sarà quello di annacquare il più possibile le richieste innovative
dei socialisti, la cui delegazione è guidata da Pietro Nenni. In un clima drammatico, le
trattative, trasformatesi in una sorta di braccio di ferro, si protraggono.
Il 13 luglio uno stringatissimo comunicato annuncia che Segni ha ricevuto al Quirinale il gen.
De Lorenzo. E’ questo il segnale di una minaccia?
Il 17 luglio nasce il secondo governo di centro-sinistra sulla base di un programma
modesto e scarsamente innovativo. Forse quel rumore di sciabole si era fatto troppo
assordante?
La loggia P2
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Loggia massonica fondata da Licio Gelli, ex volontario
franchista nella guerra civile spagnola
Negli anni ’80 fu indagata come centro di un piano
operativo eversivo e antidemocratico che avrebbe avuto
pesanti responsabilità nella “strategia della tensione”
I processi non hanno prodotto prove certe di tali accuse
La pubblicazione degli elenchi degli affiliati sollevò un
grave scandalo: c’erano uomini politici, esponenti dei
servizi segreti, militari, direttori di giornali, capitani
d’industria, uomini di spettacolo…
La loggia P2
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1984 Commissione parlamentare d’inchiesta relazione di maggioranza: la P2, struttura
deviante del sistema politico, ha messo in
pericolo la democrazia
1994 Conclusioni giuridiche: la P2 è un “comitato
di affari” non un’organizzazione cospirativa
Junio Valerio BORGHESE
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Junio Valerio Borghese (Artena, 6 giugno 1906 – Cadice, 26
agosto 1974) membro della nobile e storica famiglia Borghese, fu
militare e politico italiano.
Ufficiale di Marina, durante la seconda guerra mondiale entrò a far
parte della X Flottiglia MAS e si rese celebre per alcune audaci
imprese nel Mediterraneo. Come comandante della omonima unità
indipendente aderì alla Repubblica Sociale Italiana combattendo a
fianco dei tedeschi contro l'esercito anglo-americano e le formazioni
partigiane.
Nel dopoguerra Borghese costituì gruppi clandestini armati, in
stretto collegamento con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale,
due organizzazioni di estrema destra.
Borghese non nascose mai la propria aderenza politica al fascismo
e il suo anticomunismo, il quale veniva spesso esternato tramite
dichiarazioni estreme (è famosa una sua intervista del 1971 alla
televisione svizzera nella quale sosteneva la necessità di
"sterminare" tutti i comunisti italiani i quali, a suo modo di vedere,
costituivano un "eterno pericolo").
IL golpe “bianco” di Edgardo Sogno
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Ha prodotto un potente squarcio in una delle tante zone grigie della storia italiana il
libro-intervista (Testamento di un anticomunista. Dalla Resistenza al "golpe bianco",
pubblicato nel 2000) che il giornalista Aldo Cazzullo ha realizzato con Edgardo Sogno,
medaglia d'oro della Resistenza, diplomatico a Parigi e Washington, incarcerato per
un mese e mezzo nel 1976 con l'accusa di aver ordito un "golpe bianco" per una
repubblica presidenziale, e scagionato nel 1978 da ogni addebito.
La fenditura, che altro non è se non una piena ammissione di responsabilità, arriva
come una bomba a pagina 142. "Sta dicendo di aver intrapreso un'azione con
l'appoggio dei militari", chiede Cazzullo a Sogno? "Certamente. Ma non solo. Si
trattava di un'operazione politica e militare, largamente rappresentativa sul piano
politico, e della massima efficienza sul piano militare. Nell'esecutivo, che avrebbe
dovuto essere guidato da Pacciardi, erano autorevolmente rappresentate tutte le
forze politiche, ad eccezione dei comunisti, con personalità liberali, repubblicane,
cattoliche, socialiste, ex fasciste ed ex comuniste".
Il "colpo" doveva essere messo in atto nel caso di una vittoria elettorale del Pci,
grazie all'appoggio della Regione Militare Sud e Centro, l'Arma dei Carabinieri, la
Folgore e alcuni settori della Marina, dell'Aeronautica e della Guardia di Finanza, i cui
comandanti avevano già dato una disponibilità di massima.
Della cosa non se ne fece nulla. In primo luogo per un segnalazione alla procura di
Torino, che diede il via all'inchiesta del magistrato Violante che portò Sogno in carcere
per un mese e mezzo. E poi perché il Pci non vinse mai le elezioni del 1976 (anche se
raggiunse il massimo storico dei voti).
La solidarietà nazionale
(luglio 1976 – marzo 1979)
Il governo di solidarietà nazionale
La campagna elettorale del giugno 1976 è dominata dal tema del probabile sorpasso dei comunisti ai danni della DC.
Dopo il successo delle forze di sinistra nelle amministrative dell’anno prima, i democristiani issano nuovamente la
bandiera dell’anticomunismo sviscerato, riproponendosi agli elettori come unico baluardo contro il "pericolo
rosso". I socialisti, invece, continuano a presentarsi agli elettori nella duplice veste di alleati di governo del partito
cattolico e al tempo stesso possibile alternativa proprio ai democristiani. Il PCI di Berlinguer, infine, continua a
caldeggiare l’ipotesi di un "compromesso storico", cioè della rinascita della coalizione antifascista e di un governo
di "unità democratica", per fronteggi il momento di crisi gravissima. Fa la sua comparsa il Partito Radicale di
Marco Pannella, che è protagonista in quegli anni delle principali battaglie sui diritti civili, dal divorzio all'aborto.
Il risultato elettorale sancisce una netta affermazione del PCI, che mai aveva ottenuto tanti voto, e lo promuove unico
partito di opposizione, espressione non più della sola classe operaia ma di un ampio bacino elettorale che
abbraccia anche frange più progressiste del ceto medio. Il previsto sorpasso ai danni della DC però non si realizza
perché il partito cattolico recupera larga parte dei consensi che aveva perso alle amministrative del 1975.
Sconfitto invece il PSI, che raggiunge il suo minimo storico, così come i piccoli partiti alleati di governo della DC,
ad eccezione del PRI, che subiscono un drastico ridimensionamento.
Il sistema politico italiano, a questo punto, raggiunge la sua massima bipolarizzazione e la DC non può governare né
alleandosi col PSI, che dopo la batosta elettorale vive un momento di crisi interna, né appoggiandosi ai piccoli
partiti suoi tradizionali alleati, anch’essi ridimensionati dal risultato delle urne. L’unica soluzione, dunque, è quella
di affidare la guida del Paese ad una vasta alleanza, cioè ad un governo di solidarietà nazionale. Ma non da
subito, poiché l’ingresso del PCI al governo sarebbe difficile da far digerire dopo che l’intera campagna elettorale
è stata impostata all’insegna dell’anticomunismo. Nasce così il governo monocolore guidato da Andreotti, detto
"governo della non-sfiducia", grazie all’astensione del Pci. Per la prima volta dai tempi del CLN, dunque, i
comunisti entrano nell’aria di governo, sia pure non direttamente ma solo sul piano parlamentare. E’ la fine della
"conventio ad excludendum".
Il governo di solidarietà nazionale nasce, in primo luogo, per fronteggiare la gravissima situazione che il Paese sta
vivendo sul fronte dell’ordine pubblico a causa del terrorismo, ma è anche funzionale alla strategia politica dei
due principali partiti. I dirigenti comunisti, infatti, sanno bene – anche se non mancano remore e dubbi interni che il rilancio della coalizione antifascista è l’unico modo per rientrare al governo, poiché la natura stessa del
sistema politico italiano rende assai improbabile la vittoria elettorale di una coalizione di sinistra. La DC, dal canto
suo, deve fronteggiare la preoccupante crescita dei comunisti frutto - come già detto - non solo del voto dei
diciottenni, ma anche di simpatie sempre maggiori che essi stanno conquistando nel ceto medio.
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La solidarietà nazionale
(luglio 1976 – marzo 1979)
Compromesso storico o Terza fase?
La breve ed intensa stagione della solidarietà nazionale è dominata da due grandissime figure della politica italiana,
Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, e dalle loro rispettive teorie o proposte politiche, rispettivamente la "terza fase"
ed il "compromesso storico".
Il leader comunista teorizza un incontro tra la morale cattolica e quella comunista per salvare l’Italia dalla crisi
economica e dal terrorismo. L’obiettivo ultimo è quello di introdurre elementi e soluzioni di tipo socialista, per
indirizzare il Paese verso una fase nuova, cioè la creazione di un sistema in cui al proletariato sarebbe spettato un
ruolo centrale nella vita politica ed economica.
La strategia di Moro, invece, prevede di realizzare nei confronti del PCI quello che era già avvenuto negli anni Sessanta
col PSI, e cioè di inglobarlo nell’aria di governo, in maniera indolore, lentamente e senza traumi, per smussarne
l’opposizione alle scelte dell’esecutivo. Per raggiungere l’obiettivo, però, condizione essenziale è che il partito
democristiano superi ogni divisione interna e si presenti all’appuntamento unito e compatto, in modo da far valere
la propria forza e imporsi come gruppo egemone all’interno della nuova coalizione di governo.
In termini più generali e di lungo periodo, la strategia di Moro prevede una nuova fase per la politica italiana, la
cosiddetta "terza fase", cioè quella della democrazia dell’alternanza, riconoscendo in prospettiva il diritto e la
possibilità di altre forze politiche a governare il paese. Il che non equivale ad un indebolimento del potere
democristiano, poiché la politica di Moro mira proprio ad un suo rafforzamento, cementandone la compattezza
interna in modo tale da essere preparato a navigare nelle acque agitate della situazione attuale e del futuro.
Verso il Pentapartito
Nel gennaio del 1978 il governo Andreotti entra in crisi in seguito all’ultimatum posto dal PCI: o direttamente al
governo o ritorno all’opposizione. Solo la crisi generata da sequestro Moro, ad opera delle Brigate Rosse,
consente ad Andreotti la formazione di un nuovo esecutivo sorretto dall’astensione dei comunisti. Ma ormai
l’esperienza della "solidarietà nazionale" è agli sgoccioli. In marzo, infatti, nasce un nuovo esecutivo Andreotti, il
quinto; è un governo elettorale ed il PCI torna all’opposizione. AL’’orizzonte già si intravede una nuova soluzione
di governo: il Pentapartito.
Nell’interpretazione più corrente dei politologi, le elezioni amministrative del 1975 e le politiche del 1976 segnano il
momento di massima polarizzazione del sistema politico italiano. Ciò avrebbe potuto rappresentare la premessa
per gettare le basi di una vera democrazia dell’alternanza, ma non viene intrapreso un serio dibattito sulle riforme
istituzionali. Il potere di coalizione – cioè la necessità di allearsi da parte delle forze politiche per ottenere il
governo del paese - diventa un elemento dirompente. Come si è visto, l’aggregazione al centro è una costante
del sistema politico italiano, ma in questo contesto il centro cessa di essere lo spazio di aggregazione della
maggioranza e si trasforma nel luogo stesso della conflittualità per la conquista del potere. Il sistema
dell’aggregazione al centro, cioè, nel momento della sua piena realizzazione, produce non più la convergenza ma
la conflittualità esasperata del sistema stesso. In questo passaggio fondamentale può essere intravista una delle
radici della crisi del sistema dei partiti che esploderà poco più di un decennio dopo.
Carlo Alberto Dalla Chiesa
Carlo Alberto Dalla Chiesa nacque a Saluzzo (Cuneo) nel 1920. Nel 1942 divenne
sottotenente dell'Arma dei Carabinieri, si laureò in giurisprudenza e fu uno dei capi
della Resistenza nelle Marche.
Nel 1946, a Firenze, sposò Dora Fabbo, che rimase compagna silenziosa e fedele del
futuro generale per più di 30 anni.
Nel 1948 fu inviato con il grado di colonnello in Sicilia dove ebbe le sue prime esperienze
nella lotta contro la mafia, arrivando all'incriminazione di Luciano Liggio, e, fra il 1966
e il 1973, arrestò 76 capi mafiosi.
Nel 1973 venne promosso generale di brigata e trasferito in Piemonte e nel '77 gli fu
affidata la coordinazione degli istituti di sicurezza e di pena.
Nel 1978 venne promosso generale con poteri su tutto il territorio e una dipendenza
diretta dal Ministero degli Interni fino al 1981 per far fronte alla minaccia del
terrorismo. In tre anni riuscì a distruggere l'organizzazione delle Brigate Rosse e
grazie ad una serie di pentimenti oggi possiamo sapere la storia completa di tale
gruppo eversivo.
Nel 1981, quando il pericolo cessò, Dalla Chiesa fu mandato a Palermo dove la
delinquenza persisteva, con l'incarico di prefetto antimafia, però i suoi poteri limitati
gli impedirono di agire. Il 3 settembre del 1982, mentre tornava dal palazzo della
Prefettura del capoluogo siciliano, fu assassinato da killer mafiosi, insieme alla
giovane moglie Emanuela Setti Carraro di 31 anni, con la quale il generale era
sposato da soli 54 giorni, e all'agente di scorta Domenico Russo
La marcia dei 40.000
La marcia dei colletti bianchi della FIAT del 14
ottobre 1980 è considerata un punto di rottura
nella storia delle lotte sindacali in Italia. Per la
prima volta nella storia delle proteste dei
lavoratori la maggioranza silenziosa dell’industria
più importante d’Italia alza la voce e dà luogo ad
una manifestazione che cambierà per sempre i
rapporti tra lavoratori, sindacati e azienda. La
manifestazione rappresenta una dura sconfitta
per il sindacato.
DIAPOSITIVE DELLA
PRESENTAZIONE ORIGINALE NON
UTILIZZATE
“effetti collaterali”
Le Br in Piemonte



Il Piemonte è relativamente marginale
rispetto all’eversione neofascista (Veneto,
Toscana, Roma, Calabria)
Torino città simbolo del movimento
operaio, epicentro di grandi lotte sociali
Forte partecipazione della società civile
alle attività politiche di base (quartieri,
partiti ecc.)
Anni di piombo
18 settembre 1977
le Br feriscono
a Torino
Nino Ferrero,
giornalista
de “l’Unità”
La società reagisce


15 marzo 1977: seduta congiunta dei Consigli
regionale, provinciale e comunale per la
“garantire l’ordine democratico e repubblicano
contro lo squadrismo e contro l’eversione”
22 novembre 1977: seduta straordinaria aperta
del Consiglio regionale dopo l’assassinio di
Crescenzio e Casalegno. Appello alla
mobilitazione dei cittadini
La società reagisce
Primo dicembre 1977:
i consiglieri regionali
distribuiscono un
appello contro la
violenza terroristica e
l’eversione davanti
ai cancelli della
Fiat Mirafiori
Il carcere e la fabbrica


1.
2.

giugno 1978: sull’onda emotiva dell’assassinio di Moro,
un referendum popolare promosso dal partito radicale
per abrogare la Legge Reale vede la netta affermazione
dei “no”
ottobre 1978: nell’ambito di una campagna contro le
carceri speciali le Br uccidono:
Girolamo Tartaglione, direttore generale degli affari
penali del ministero della Giustizia
Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu, agenti di polizia
addetti alla sorveglianza esterna del carcere Le Nuove di
Torino
Le Br colpiscono anche nelle fabbriche: il 28 settembre
viene ucciso Pietro Coggiola, capofficina Fiat
Capire gli anni di piombo



fornire gli strumenti per la comprensione e
l’interpretazione degli eventi
non sovrapporre e confondere piani e
contesti profondamente diversi tra loro
non accomunare gli anni di piombo, in un
giudizio etico, agli eventi dei terrorismi
internazionali del XXI secolo
Trattare con le Br?


Pci e Dc sostengono la “linea della
fermezza”
La morte di Moro è “funzionale” agli
interessi di Usa, Urss e settori deviati dello
Stato, soprattutto dopo la lettera…